Itinerari armonici


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Alla scoperta della città con la musica napoletana tradizionale.

Celebrare la bellezza della cultura e della tradizione musicale napoletana ed italiana, portando alla luce tesori ed eccellenze d’importanza mondiale. Da Chateaubriand, che in viaggio oltre New York nel 1791, ascolta nelle case dei coloni americani le arie di Cimarosa e Paisiello, ai fratelli Goncourt, ricevuti nel porto da un concertino di suonatori in barca. Da Henrik Ibsen, che in Casa di bambola rievoca le tarantelle di Capri fino a Marcel Proust, estasiato dal motivo di ’O sole mio sul terrazzo di un albergo veneziano. “Naples est la capitale du monde musicien” scriveva entusiasta nel 1739 il presidente Charles de Brosses, ed infatti lo stesso paesaggio napoletano viene percepito in chiave armonica: “il mare canta allegramente in modo maggiore mille accordi scintillanti” appuntava nel 1831 Hector Berlioz mentre Charles Gounod, dalle rocce a strapiombo nelle notti capresi, traeva ispirazione per una scena del Faust. Dall’arte gotica dei trovieri all’intreccio tra musica e poesia dei madrigali, dalla predicazione in musica dello Stabat Mater pergolesiano all’opèra comique di Paisiello, dalla tragédie lyrique con le grandi stagioni operistiche di Rossini e Donizzetti all’espansione internazionale della canzone napoletana, dalla riscoperta della musicalità autoctona con Roberto De Simone e la Compagnia di Canto Popolare, alle moderne contaminazioni di cui sono testimonianza i successi di Pino Daniele, dei fratelli Bennato, di Enzo Avitabile, Napoli è la città della musica. Musica che, nei nostri itinerari armonici, risuona tra riverberi dorati di saloni, umide penombre di navate, pleniluni su Chiaia, riflessi di sole sul mare di Mergellina, panni stesi tra i vicoli. Musica che, colta o popolare, indipendentemente dal genere, lascia, nella sua aerea consistenza, tracce che sono altro da sé, negli oggetti che ne rendono possibile la reviviscenza, nelle immagini che ne raffigurano i rituali, nei luoghi destinati ad accoglierla. Musica che accompagna, in una fantasmagorica polifonie dalle mille voci, gli echi molteplici di una storia nella cui profondità ciascuno, tendendo il proprio “orecchio interno”, può ritrovare le proprie radici.

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